7 mesi fa
martedì 3 novembre 2009
Prof. Ratzinger: Introduzione al Cristianesimo - Prefazione alla prima edizione (1968)
Grazie alla nostra Gemma leggiamo il testo della prefazione alla prima edizione di "Introduzione al Cristianesimo", scritta nel 1968, a Tubinga.
Grazie ancora a Gemma :-)
R.
Introduzione al Cristianesimo - Prefazione alla prima edizione
Il problema di sapere esattamente quale sia il contenuto e il significato della fede cristiana è oggi avvolto da un nebuloso alone di incertezza, come mai forse prima d’ora nella storia.
Chi ha seguito il movimento teologico del decennio a noi più vicino, e non appartiene alla schiera di quegli scervellati che considerano sempre il nuovo come automaticamente migliore, potrebbe al riguardo rammentare la vecchia storiella de “La fortuna di Gianni”.
Costui, per maggiore comodità, si era messo a scambiare il mucchio d’oro, che gli risultava troppo pesante e faticoso, con una serie di altre cose: dapprima con un cavallo, poi con una mucca, indi con un’oca, e infine con una cote per affilare, che terminò per gettare in acqua senza nemmeno perderci molto; anzi ciò che ora ne aveva ottenuto in cambio, era il dono della piena libertà da lui tanto agognata. Fino a quando poi sia durato il suo stato di ebbrezza, quanto sia stato cupo e deprimente il risveglio dalla vicenda della sua presunta liberazione, la storiella – come si sa – lo lascia immaginare alla fantasia di chi legge.
Alla mente preoccupata del cristiano odierno si affacciano con sempre maggiore frequenza interrogativi come i seguenti: negli anni più recenti, la nostra teologia non ha spesso imboccato una via simile a quella dell’apologo di cui sopra? Non è andata forse gradualmente interpretando al ribasso l’esigenza della fede, che sembrava troppo oppressiva, semplicemente perché niente d’importante pareva con ciò perduto, ma ne rimaneva pur sempre tanto da poter subito dopo osare un altro passo in avanti? E il povero Gianni – nel caso nostro il cristiano – che fiduciosamente si era lasciato trascinare di scambio in scambio, d’interpretazione in interpretazione, non rischierà forse di finire davvero presto con l’avere in mano, al posto dell’oro con cui aveva incominciato , soltanto una inutile cote, che gli si può allegramente consigliare di gettar via?
Tali interrogativi sono certo non corretti se vengono posti in maniera troppo globale. Non si può, infatti, asserire onestamente che la ‘teologia moderna’, presa nel suo complesso, abbia imboccato una rotta del genere. Ma non si potrà certo negare che un’opinione largamente diffusa non appoggi una tendenza generale, che in pratica conduce dall’oro alla cote.
Ora, a essa non si potrà sicuramente ovviare ostinandosi a rimanere attaccati solo al metallo nobile delle formule fisse del passato, che resta in fin dei conti pur sempre soltanto un mucchio di metallo: un peso, invece di agevolare, in forza del suo valore, la possibilità di raggiungere la vera libertà. E’ proprio su questo punto che intende far leva l’intento del presente libro: esso si propone di aiutare a far comprendere in maniera nuova la fede, quale possibilità di umanità autentica nel nostro mondo odierno, interpretandola, senza degradarne il valore a chiacchiera che solo con fatica maschera un totale vuoto spirituale.
Il libro è scaturito dalle lezioni da me tenute a Tubinga, nel semestre estivo del 1967,a uditori di tutte le facoltà. L’impresa compiuta in questa stessa università quasi mezzo secolo fa da Karl Adam, col suo magistrale corso intitolato Essenza del Cattolicesimo, andava tentata nuovamente allo stesso modo pur nelle condizioni completamente cambiate della nostra generazione. Sotto l’aspetto linguistico il testo è stato rielaborato secondo le esigenze di pubblicazione in volume. Nonostante questo, però, non ho affatto cambiato la struttura né l’ampiezza dell’opera, limitandomi ad aggiungervi delle documentazioni scientifiche solo nella misura in cui occorreva per forza citare gli strumenti che mi erano direttamente serviti per preparare le lezioni.
La dedica del libro agli uditori da me avuti nelle varie tappe del mio magistero accademico intende esprimere la gratitudine che io provo nei loro confronti, per la collaborazione che mi hanno dato con i loro interrogativi e il loro pensiero, che costituiscono decisamente le premesse da cui ha preso avvio questo tentativo. Ci tengo poi a ringraziare particolarmente anche l’editore, il Dr. Heinrich Wild,senza le cui pazienti e continue insistenze non so se avrei preso la risoluzione di affrontare un rischio come quello comportato dal presente lavoro. E infine ringrazio ancora tutti i collaboratori che si sono accollati fatiche d’ogni genere per la realizzazione dell’opera.
Tubinga, estate 1968